Un medico delle emozioni in azienda
Come arriva una psichiatra, o come preferisco designarmi io, un “medico delle emozioni” in azienda? Inevitabilmente, grazie a quella rete in apparenza inconoscibile di forze che chiamiamo caso. La storia che troverete in questo breve scritto sono solita raccontarla all’apertura dei miei corsi per rispondere alla silenziosa domanda che leggo spesso negli occhi dei presenti riguardo alla particolarità della formatrice che si trovano ad avere. Poiché non e’ mai bene ignorare la perplessità di uno sguardo o lasciare insoluta una domanda che si affaccia su un viso, e poiché amo insegnare e trasmettere solo ciò con cui sono congruente e che,non solo conosco, ma so essere e fare, sono la prima a mettere in pratica quel principio di accoglienza e apertura delle domande indirette, tanto importante per costruire una buona comunicazione dall’inizio e dunque potenzialmente una buona relazione. Così sarà per tutta la durata del mio corso, di ogni mio corso….una commistione di storie e di esperienze, conoscenze applicate al momento e direttamente nel rapporto con i miei interlocutori, perché sono appunto una psichiatra e nessuno più di me conosce le leggi della nostra mente, le regole dell’apprendimento e della comunicazione e so che nessun insegnamento e’ efficace se non passa dall’esperienza e dall’emozione, e oggi le neuroscienze ce lo spiegano brillantemente; questa e’ una delle ragioni per cui la base neuroscientifica non manca mai nella formazione che propongo. Non solo, poiché prima che psichiatra sono medico, so anche qualcosa d’altro: che nessuna formazione che passi dalla sola razionalità, dal solo emisfero sinistro, dalla sola volontà, in altri termini quello che chiamiamo il coaching motivazionale, e penso qui ai tanti corsi di altrettanti motivatori del filone della PNL ormai di vecchia generazione, nessuno di questi interventi a lungo termine funziona e soprattutto può avere come effetto un innalzamento dello stress: ogni qualvolta fate pressione sul vostro sistema di credenze e schemi di comportamento per cambiarli con la volontà e la razionalità, fate innalzare inconsapevolmente le resistenze dell’inconscio che contiene quelle credenze e quegli schemi e dunque, ammesso che riusciate ad ottenere un cambiamento sforzandovi (e lo sforzo e’ quello con cui si confonde spesso ed erroneamente l’empowerment), nel lungo termine il vostro sistema inconscio o subconscio (e vi e’ una differenza che vi serve sapere e che potrete imparare) comincerà a stare sempre più sotto pressione e poiché esso si esprime fortemente nel corpo e nelle funzioni neurovegetative, ecco farsi vivi i sintomi da stress. Questa è la ragione per cui uno studio statunitense, citato tra l’altro anche dallo stesso Daniel Goleman in uno dei suoi incontri aperti condotti insieme al Dalai Lama, ha mostrato come in un gruppo di manager e dirigenti di varie aziende, alcune delle quali anche molto famose, sottoposti ad un programma di empowerment motivazionale, si siano riscontrati innalzamenti della pressione sanguigna e in alcuni una vera e propria ipertensione. Questo reperto non mi e’ affatto nuovo, al contrario mi e’ già capitato molte volte durante corsi e formazioni, che alcuni partecipanti riferissero sintomi da stress o disturbi già slatentizzati ed essendo medico e’ stato naturale inserire nei percorsi anche conoscenze relative alla gestione e prevenzione dello stress, essendo psichiatra altrettanto naturale mostrare e spiegare (mi si dice in forma sempre chiara e interessante) gli straordinari rapporti che la mente intrattiene con il corpo, con il cuore, con l’intestino… Questi sistemi sono piccoli cervelli, con neuroni propri che secernono neuro trasmettitori e contengono recettori per i neuro trasmettitori cerebrali, come anche il sistema immunitario. E guarda caso, ciò che attiva la cascata di sostanze tra cervello e corpo, sono proprio le emozioni. Mediate da un sistema cerebrale chiamato limbico, che non tralascio mai di spiegare, esse sono eventi a ponte tra lo psichico e il fisico. Nascono da una reazione interna e si esprimono nel e col corpo; sono responsabili anche di quei comportamenti che non vorremmo avere ma continuiamo a ripetere, spesso sono come interruttori automatici di reazioni impulsive non sempre utili per noi, ma, se vissute nella consapevolezza, conosciute e lasciate fluire nel modo giusto, dice il neurofisiologo Joseph Le Doux, esse sono come il timoniere, ci fanno tenere la rotta giusta, riconoscere ciò che sentiamo davvero e la direzione da prendere congruente con il nostro vero Sé. Per ottenere un cambiamento duraturo di un comportamento o la costruzione di una capacita o la gestione della leadership o qualsiasi trasformazione o accrescimento desideriamo, ci serve attivare le emozioni, sbloccare o riparare quelle represse, imparare a farle fluire senza caderci dentro. Questo e’ quello che insegno, con gli strumenti della sintesi originale che in questi anni ho elaborato, tra neuroscienze, tecniche di lavoro emozionale come la ISTDP, tecniche di lavoro con l’emisfero destro come l’ipnosi conversazionale, tecniche di problem solving strategico,tecniche di lavoro corporeo come la bioenergetica, tecniche di sblocco come Eft e psy-k e così via. Questo e’ quello che faccio come medico delle emozioni in azienda. Ma torniamo a come ci sono arrivata all’azienda: giunse da me un paziente inviato da un amico che avevo curato in precedenza per uno stato depressivo. Voleva dei farmaci da me, poche chiacchere e un risultato rapido sui sintomi. Una settantina d’anni, tre figli e un’azienda fiorente creata con le sole sue capacita e che era (si diceva) pronto a mettere nelle mani dei figli. Riuscendo ad interrogarlo un po’ sulla situazione eccolo riferirmi che da qualche tempo era tormentato dall’insonnia e da preoccupazioni per la possibilità che i figli, peraltro già adulti e perfettamente integrati nell’azienda, potessero fallire. Io prescrissi il farmaco, anche perché il suo atteggiamento dirigenziale lasciava davvero poco spazio alla possibilità in quel momento di parlare di emozioni. Ma la sua attività imprenditoriale gli permise di comprendere la ragionevolezza della necessità di un controllo della terapia. Il mese successivo giunse migliorato ma non del tutto, come mi aspettavo, naturalmente. C’erano emozioni, lì sotto, ed iniziai a lavorarci. Il passaggio di consegne, già operativo, non era affatto, diciamo così, operativo nel sistema emotivo del mio paziente. Non posso rendere a parole la sorpresa sul suo volto quando ne ebbe coscienza: cosa c’era davvero lì sotto e dentro di lui? Lo saprete ad uno dei miei corsi, e ora magari lo potete immaginare così che risuoni con la vostra esperienza personale, io qui vi posso dire che lui divenne il mio primo “cliente” per la formazione aziendale e io, non so se il primo, ma certamente uno dei primi medici delle emozioni in azienda. E posso dire che la cosa e’ stata straordinaria per entrambi.
Dott.ssa Erica Poli