Fare Rete: «La Rivoluzione del Business Collaborativo»
Fare rete, sviluppando un approccio collaborativo al business, rappresenta la chiave di volta per il tessuto imprenditoriale italiano, soprattutto per le micro, piccole e medie imprese, che devono riuscire a crescere senza rischiare di scomparire, mantenendosi autonome, ma al tempo stesso integrate, come un nodo di un disegno più importante ed ambizioso.
Questo il pensiero di Alessandro Addari, curatore del libro La Rivoluzione del Business Collaborativo. I contratti di rete, per crescere senza scomparire (Ianieri Edizioni) , Presidente di uno dei primi contratti di rete in Italia (Partner for Value) e Amministratore della Top Solutions, specializzata nell’accompagnare le imprese italiane sui mercati mondiali.
Parlando dei contratti di rete Addari sottolinea come l’obiettivo del volume da lui curato sia duplice: «In primis il titolo pone l’accento su quello che è da ritenersi non un mero strumento ma una vera rivoluzione. Il business collaborativo rappresenta, infatti, un nuovo modo di fare impresa, che potrà sostenere il rilancio competitivo del prezioso tessuto di Piccole e Medie Imprese italiane sui mercati globali, integrando l’assioma – piccolo è bello…se integrato in rete-. Inoltre l’approccio multidisciplinare scelto, intende fornire a imprenditori, manager e professionisti una “cassetta degli attrezzi” per valutare le opportunità e le criticità delle aggregazioni tra imprese, in particolare attraverso il contratto di rete, con il contributo di esperti che da anni lavorano alle Reti, esaminate negli aspetti relazionali, organizzativi, giuridici, fiscali, finanziari e manageriali».
Il contratto di rete dunque permette potenzialmente alle aziende di ottenere diversi vantaggi, secondo Addari «È stato plasmato considerando le peculiarità del tessuto imprenditoriale italiano e consente di mantenere l’autonomia delle singole imprese evitando quelli che nel libro ho definito i” cinque cortocircuiti del fare rete”. Anzitutto la volontà di mantenere il controllo della propria organizzazione senza cederlo ad altri, la determinazione nel conservare l’identità della propria azienda, il marchio, la storia, i clienti già acquisiti, l’intenzione di non essere costretti a sostenere costi senza condividere un progetto e un piano d’azione che sia in linea con le strategie aziendali. La grande flessibilità dello strumento contrattuale consente, attraverso un programma comune, di definire gli obiettivi e gli strumenti per raggiungerli», mentre i potenziali svantaggi «sono ravvisabili nella sua stessa natura, la rete di contratto non prefigura soggettività giuridica e tributaria, occorre pertanto regolare con attenzione il sistema di fatturazione, la titolarità di brevetti, diritti e obblighi dei partecipanti, le responsabilità in capo alle singole aziende».
Esistono molti casi di successo in diversi settori, come conferma lo stesso Addari: «da una parte reti verticali di filiera in cui si sono regolate reti di fatto o costituite nuove alleanze, finalizzate a divenire interlocutori unici dei committenti nazionali e internazionali, fornendo progetti “chiavi in mano” e sovente centralizzando ricerca e sviluppo, attività commerciali e promozionali, dall’altra, reti orizzontali in cui prodotti e/o servizi diversi sono stati messi a sistema per offrire soluzioni complete e integrate. A mio avviso tutti i settori possono trovare la formula del successo».
Anche nel nostro territorio alcune aziende si sono attivate creando reti d’impresa, come ad esempio Kairos, un contratto di rete nel settore informatico e dell’ICT, il quale vede tra i suoi fondatori la Blue Eye Solutions srl, azienda attiva nel campo del Document & Process Manangement, che, come spiega il business manager – staff alla direzione Corrado Tizzi tra le principali motivazioni d’adesione al progetto trova la convinzione che «Unire diverse aziende che operano nello stesso settore e mercato ma che offrono soluzioni e servizi e competenze differenti può permettere ad ogni azienda riunita nella rete di sviluppare nuove linee di business, nuove opportunità, nuove competenze per se stessa e soprattutto per la rete, accrescendo il valore dell’unione e, nel caso della rete Kairos, del territorio di Parma, generando nuove opportunità lavorative».
A riguardo Tizzi sottolinea inoltre come l’esperienza del “fare rete” per la propria azienda sia stata e sia tuttora fondamentale perché «la possibilità di sviluppare e consolidare le opportunità e le competenze passa attraverso l’ampliamento degli orizzonti professionali superando il concetto di “imprenditore = padrone” ma andando verso una direzione di “imprenditore = promotore e condivisore” di opportunità a 360°. Solo in questo modo una azienda, una collettività e di conseguenza un territorio possono crescere e prosperare. E solo attraverso la rete si possono mettere a fattore comune gli sforzi e gli obiettivi che altrimenti risulterebbero estremamente meno efficaci».
Un altro percorso di rete, in un altro settore, è stato intrapreso da Cooperativa Edile Artigiana, che insieme ad altre aziende con sede legale in Emilia Romagna ha creato Re.vul.si., una rete dedicata allo sviluppo di progetti di ricerca attinenti alle problematiche più rilevanti delle imprese di costruzioni, in particolare riguardanti la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente e la riduzione della vulnerabilità sismica.
Come sottolineano Enrico Perego e Luigi Scrimieri il progetto del contratto di rete ha permesso all’azienda non solo di fronteggiare meglio il mercato globalizzato e le conseguenti variazioni economico-finanziare, ampliando le prospettive dell’attuale business, ma ha consentito anche di «ampliare la massa critica aziendale, ottimizzare le risorse senza calare in competitività, anzi incrementandola, potendo guardare a maggiori tipologie di mercato con la necessaria forza». Cooperativa artigiana rivela inoltre come nel proprio percorso abbia giocato un ruolo chiave anche la formazione: «Il percorso formativo in questo progetto è assolutamente importante. Grazie all’aiuto di Cisita abbiamo potuto migliorare la formazione aziendale in tanti ambiti, come ad esempio quello linguistico, economico-amministrativo e della sicurezza sul lavoro. Le aziende della rete hanno sempre avuto nell’aggiornamento del personale un proprio punto di forza e continuano a perseguire questa “buona abitudine” anche nella veste di componenti di un progetto di rete».